Il Grand Tour era un lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere. Questo viaggio poteva durare da pochi mesi fino a svariati anni. La destinazione finale era comunemente l’Italia. Durante il XIX secolo, la maggior parte dei giovani europei istruiti fecero il Grand Tour. Più tardi, divenne alla moda anche per le giovani donne. Un viaggio in Italia con la zia nubile in qualità di chaperon faceva parte della formazione della signora d’alto ceto. L’espressione Grand Tour, sembra aver fatto la sua comparsa sulla guida The Voyage of Italy di Richard Lassels, edita nel 1670. Il successo del libro di Thomas Coryat Coryat’s Crudities è spesso considerato come l’inizio della mania per il Grand Tour. Verso la fine del Settecento ogni uomo di cultura europeo che si rispettasse doveva aver compiuto almeno un viaggio in Italia, paese ricco di testimonianze del passato classico, di paesaggi bucolici e sempre vivacizzato da feste, spettacoli teatrali e musicali.
L’Umbria, terra di transito quasi obbligata lungo la strada che conduce a Roma, riveste un ruolo centrale in tutti gli itinerari. Ciò giova indiscutibilmente anche alla sua fama nel corso del Grand Tour. Il pittoresco ed il sublime, alla cui ricerca si mettono i viaggiatori, sono due aspetti di una certa estetica del paesaggio sicuramente presenti in Umbria. Il passaggio nell’Umbria meridionale, lungo la via Flaminia, tocca dapprima Foligno e quindi Spoleto, però l’incontro con il sublime avviene indubbiamente all’arrivo in Valnerina.
La Cascata delle Marmore è uno degli spettacoli più affascinanti e grandiosi della natura: una massa enorme di acqua spumeggiante precipita in basso nella stretta valle del Nera con tre salti successivi, per 165 metri, un vero spettacolo di luce e di suoni. Da Hans Christian Andersen a Wilhelm Heinse, da Chateaubriand a De Sade, da Goethe fino a Lord Byron, praticamente tutti gli scrittori che visitano la Valnerina rimangono annichiliti dallo spettacolo e non possono fare a meno di descriverne l’effetto. Nota in tutto il mondo è l’ode di George Byron, inclusa nell’opera Childe Harold’s Pilgrimage.
Il tragitto che da Terni porta a Narni passa irrimediabilmente per il Ponte d’Augusto, l’opera dell’epoca classica maggiormente apprezzata dai nuovi pellegrini: più volte dipinto (Corot, tra gli altri), e quindi riprodotto in stampe da appendere all’interno delle proprie case. Alcuni turisti sono inoltre a conoscenza dell’antico percorso della Flaminia, e sanno che proprio quel ponte aveva lo scopo di collegare Narni ad un altro sito romano importantissimo per l’epoca, in via di scavo proprio a metà del Settecento: Carsulae.
Alcuni turisti (soprattutto inglesi) che preferiscono giungere a Roma percorrendo la antica via Francigena, sono fatalmente attratti da Orvieto e le zone circostanti, il lago di Corbara in primo luogo, mentre pochi altri si addentreranno lungo la strada che congiunge la città del Duomo ad Amelia, alla ricerca di ulteriori testimonianze romane. Per quanto riguarda Orvieto il passato da scoprire è preferibilmente quello etrusco, ma il grandioso Medioevo della città non passa qui inosservato: dal tufo emerge possente il Duomo del Maitani e di Simone Martini.